Portare avanti di un’ora i nostri orologi, in termini di risparmio energetico vale 580 milioni di kilowattora, il quantitativo corrispondente al fabbisogno medio annuo di oltre 200 mila famiglie. Lo calcola Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale. Secondo i dati elaborati, dal 2004 al 2015 il minor consumo di elettricità per il Paese dovuto al passaggio dell’ora è stato complessivamente di circa 7 miliardi e 270 milioni di kilowattora pari alla richiesta di energia elettrica annua di regioni come Marche o Trentino Alto Adige, e ha comportato in termini economici un risparmio per i cittadini di quasi 1 miliardo e 100 milioni di euro.
Come spiega Terna, «considerando che un kilowattora costa in media al cliente finale circa 16,32 centesimi di euro al netto delle imposte, la stima del risparmio economico per il sistema relativo al minor consumo elettrico nel periodo di ora legale per il 2016 è pari a 94,5 milioni di euro».
Aprile, il mese di maggior risparmio
Nel periodo primavera-estate, entra nel dettaglio il gestore di rete, il mese che segna il maggior risparmio energetico è aprile, con 149 milioni di kilowattora (pari al 26% del totale). Questo perché «ha giornate più “corte” in termini di luce naturale, rispetto ai mesi dell’intero periodo. Spostando in avanti le lancette di un’ora, quindi, si ritarda l’utilizzo della luce artificiale in un momento in cui le attività lavorative sono ancora in pieno svolgimento».
Nei mesi prettamente estivi, cioè da giugno ad agosto, dal momento che le giornate sono già più lunghe, «l’effetto “ritardo” nell’accensione delle lampadine si colloca nelle ore serali, quando le attività lavorative sono per lo più terminate, e fa registrare risultati meno evidenti in termini di risparmio di elettricità».
Senza contare che la maggiore richiesta di energia elettrica nei mesi più caldi è dovuta all’utilizzo dei condizionatori d’aria. Questo la rende indipendente dall’ora legale, mentre la vincola decisamente a fattori climatici e di temperatura.